Lezioni di matematica - Benevento Trasgressiva

All’epoca frequentavo l’università. Un mattino di maggio nel corridoio della facoltà incontrai Laura, una ragazza conosciuta alle scuole superiori, di un’altra sezione. Dopo essermi diplomato non l’avevo più rivista.
Quella mattina fu lei ad accorgersi di me e a chiamarmi. «Ciao, come stai?», mi disse mentre ci scambiavamo il classico bacio di saluto sulle guance.
«Oh Laura, da quanto tempo… Pure tu qui?»
«Sì, tu come ti trovi?»
«Beh, abbastanza bene, anche se ci sono delle materie abbastanza ostiche.»
«Per esempio matematica... tu l’hai già data?»
«La sto preparando proprio adesso» feci io, «anche se è molto tosta!»
«A chi lo dici... sono veramente disperata... è diventata il mio incubo, credo che mi impedirà di laurearmi...»
«Ma che dici, è solo una materia un po’ più impegnativa delle altre, vedrai che ce la farai.»
«Non è come dici, per me è arabo... avrei bisogno di qualcuno che mi chiarisse alcuni argomenti che non riesco proprio a capire.»
Allora le dissi: «Senti, io non è che sia una cima, ma se posso esserti d’aiuto con qualche spiegazione, o degli appunti… insomma, nel tempo libero, per quel che posso... potremmo studiarla insieme... sarebbe un’occasione anche per me per ripassare».
«Magari» mi disse lei, «mi ricordo che a scuola i professori parlavano benissimo di te, specialmente quello di matematica».
«Dai, vedrai che ce la faremo... senti: ti lascio il mio numero di telefono, se hai bisogno chiamami, così ci mettiamo d’accordo per studiare qualche volta insieme.»
Si appuntò il numero di telefono (all’epoca ancora non c’erano i cellulari), mi lasciò anche il suo, mi ringraziò e ci risalutammo.
Qualche giorno dopo squillò il telefono. Mi chiamò mia madre: «Ti cerca una ragazza, una certa Laura». «Ah sì» dissi io, «passamela».
«Ciao, sono Laura.»
«Ciao Laura, come va?»
«Senti, vorrei approfittare della tua cortesia, quando possiamo vederci per una lezioncina di matematica?»
«Aspetta un attimo... che ne dici domani pomeriggio alle cinque?»
«Per me va bene, basta che non ti disturbo...»
«Tranquilla, è un piacere per me.»
«Ok, a domani, e grazie.»
L’indomani, puntuale, Laura si presentò a casa mia. La feci entrare, le presentai i miei, che già conosceva di vista, dopodiché andammo in camera mia, dove studiammo per circa due ore trascorse le quali mi disse: «Non so davvero come ringraziarti, sei riuscito a farmi capire delle cose che non sarei mai riuscita a capire da sola».
«Mi fa piacere, te l’ho detto che ce la farai, su, coraggio.»
«Grazie davvero... però come ci organizziamo per le prossime volte? Io non vorrei rubare del tempo al tuo studio, e poi... devi assolutamente dirmi quant’è il tuo disturbo!»
«Stai scherzando?» le dissi io, «ci mancherebbe altro... è una buona occasione anche per me per rivedere degli argomenti, e poi…» osai in tono scherzoso, arrossendo un pochino, «tutt’al più... mi pagherai in natura...». Laura si mise a ridere, la qual cosa mi rincuorò perché non se l’era presa, anzi era stata allo scherzo. Poi le dissi: «Che ne dici di vederci i giorni dispari alla stessa ora di oggi? Poi, se uno dei due prevede di avere un impegno, di volta in volta ci organizzeremo».
«Ok, per me va bene.»
La riaccompagnai al portone, salutò i miei, salutò me, riprese la sua macchina e se ne andò.
Da quel giorno ci vedemmo un giorno sì ed uno no e per Laura la matematica stava diventando quasi un piacere, mentre per me stava diventando un piacere stare in sua compagnia. Si rivelava di giorno in giorno una ragazza simpatica, spiritosa, e nelle pause approfittavamo per ridere ricordando qualche episodio strano successo quando frequentavamo la scuola superiore. Inoltre la stavo apprezzando anche dal punto di vista del suo aspetto fisico e della sua sensualità, a cui prima non avevo fatto mai caso, non avendo avuto tante occasioni di frequentarci. Abbastanza alta e slanciata, fisico atletico (aveva giocato in passato a pallavolo), capelli e occhi castani, carnagione scura, un bel seno. Anche la nostra confidenza stava crescendo, al punto che ogni tanto ci era capitato di soffermarci su qualche argomento piccante. Insomma, la situazione cominciava a farsi eccitante per entrambi.
Appena mi si presentò l’occasione, provai a sondare il terreno. Il pomeriggio successivo a uno di quei nostri incontri sarei stato solo a casa, per svariati impegni dei miei, perciò presi coraggio e le dissi: «Senti Laura, per te va bene se invece di dopodomani ci vediamo domani? Sai, domani sono solo tutto il pomeriggio». Temevo una risposta deludente, invece con mia somma sorpresa e piacere, mi rispose: «Finalmente, non vedevo l’ora!». Ebbi subito un’erezione. Quella notte non dormii rimuginando su quel “non vedevo l’ora”, ero eccitato all’inverosimile, ma nello stesso tempo timoroso di un retromarcia di Laura all’ultimo momento.
Invece Laura l’indomani pomeriggio non solo venne all’appuntamento, ma si presentò pure in anticipo. Al contrario di tutti gli altri giorni, in cui era venuta vestita abbastanza castigata, quel giorno si presentò con una camicetta bianca aderente che rivelava la forma generosa del suo seno, una minigonna di jeans, un paio di sandali dal tacco alto. Odorava di bagnoschiuma, di doccia appena fatta.
«Come siamo belle!» le dissi. Con tono spiritoso e sorridente, rispose: «Anche tu non sei male!». Sentii che le cose stavano prendendo la giusta piega.
Salimmo come al solito in camera mia e ci sedemmo alla scrivania per iniziare la lezione di matematica. Ad un tratto Laura accavallò ad arte le gambe in modo che la minigonna già corta di suo, resa ancora più corta per il fatto di stare seduta, si sollevasse ulteriormente lasciandomi intravedere uno spicchio delle sue mutandine, bianche. I miei occhi, come una calamita, si soffermarono naturalmente lì. Laura se ne accorse e non si mosse da quella posizione, consapevole del fatto che mi stava facendo impazzire. Allora trovai il coraggio per poggiarle una mano sulla coscia dicendole, tra il serio e il faceto: «Laura, sono fatto di carne ed ossa...». «Anch’io, cosa credi?» sussurrò e con fare sensuale scavallò le gambe, divaricandole leggermente. L’invito era diventato esplicito: come risposta cominciai lentamente ad accarezzarle l’interno coscia, risalendo pian piano sotto la gonna fino ad avvertire l’umidità dei suoi slip, segno evidente della sua crescente eccitazione. Le scostai l’elastico e presi ad andare su e giù col dito lungo la sua vulva inzuppata, mentre lei reclinando il capo all’indietro cominciò a lamentarsi di piacere. Mentre io con una mano la masturbavo e con l’altra le sbottonavo la camicetta per potermi insinuare sotto il suo reggiseno torturandole i capezzoli diventati duri e appuntiti, lei allungò la mano sui miei jeans abbassandone la cerniera, quindi la fece entrare nei miei slip tirandone fuori un pene teso, duro e pulsante che iniziò a masturbare. Nel frattempo cominciammo a baciarci incrociando le nostre lingue, poi ci alzammo e cominciammo a spogliarci, fino a rimanere completamente nudi. Ci sdraiammo sul mio lettino, ci abbracciammo e continuammo a masturbarci a vicenda. Ad un tratto mi spostai in basso, divaricai le gambe a Laura e immersi la mia bocca nel suo sesso. Contemporaneamente, allungando le braccia, le palpavo i seni, mentre lei si contorceva godendo e ansimando. Quasi al colmo del piacere, mi disse: «Aspetta, anch’io voglio succhiarti...». Ci sistemammo in modo da fare un “69”, io le allargai le grandi labbra e vi affondai la mia lingua facendola vagare dal clitoride alla vagina, mentre lei impugnando il mio pene ed accarezzandomi i testicoli, cominciò a leccarlo e ad ingoiarlo andando su e giù dal glande fino alla base. In breve tempo raggiungemmo tutti e due l’orgasmo, lei dissetandomi col suo liquido vischioso, io spruzzandole addosso un abbondante fiotto di sperma.
Ci asciugammo con un fazzolettino, quindi rimanemmo ancora a letto a coccolarci.
Dopo un po’ Laura mi disse: «Verso che ora torneranno i tuoi?».
«Non prima delle otto.»
«Che meraviglia, abbiamo altre tre ore davanti! Senti, tanto per cominciare, hai visto che boschetto che c’ho, mi faresti la barba?». Intrigante e fantasiosa Laura, considerando anche il fatto che in quegli anni non era usuale come oggi depilarsi le parti intime.
«Certo» le dissi eccitato, «aspettami qui, preparo l’occorrente». Andai in bagno, riempii una bacinella di acqua tiepida, presi la schiuma da barba e una lametta, un asciugamani grande e portai tutto in camera mia. Facendola rimanere distesa, le sistemai l’asciugamani sotto il sedere per non bagnare il letto, le feci allargare le gambe, inumidii la peluria e la insaponai con la schiuma, poi incominciai a radere. Dopo un quarto d’ora la sua vulva era liscia e bagnata non tanto per l’acqua che colava quando ripulivo la lametta quanto per i suoi umori dovuti all’eccitazione provocata dalla situazione. D’altra parte anch’io, che ero rimasto nudo, avevo di nuovo il pene eretto, duro.
Laura mi disse: «Adesso posso ricambiare il favore?».
«Se ti fa piacere, fai pure!»
Si alzò dal letto, mi sdraiai al suo posto, e cominciò a radere il mio pube. Di tanto in tanto afferrava il pene e lo masturbava, tanto che le dissi, per scherzare: «Non ti distrarre, se me lo tagli come facciamo?».
«Hai ragione, non sia mai!»
Dopo un altro quarto d’ora anche io ero perfettamente rasato e... in tiro. Mettemmo tutto a posto, poi lei mi disse: «Perché adesso non ci rilassiamo facendo un bel bagno insieme?».
Mentre aspettavamo che si riempisse la vasca, non perdemmo tempo per masturbarci reciprocamente e baciarci incrociando le nostre lingue. Appena la vasca fu pronta, ci immergemmo, uno di fronte all’altra, e ci sistemammo in modo da incrociare le nostre gambe in modo che il mio pene strusciasse contro la sua vagina. Poi cambiammo posizione: io mi appoggiai allo schienale, mentre lei, dandomi le spalle si appoggiò a me; inoltre allargò le gambe appoggiandole sui bordi della vasca. Giacemmo un po’ in quella posizione mentre io da dietro la abbracciavo palpandole i seni sodi e la masturbavo andando su e giù con tutta la mano lungo la sua vulva liscia e scivolosa. Decidemmo di continuare a letto; perciò, dopo esserci risciacquati ci asciugammo, rassettammo il bagno per non lasciare alcuna traccia e tornammo in camera mia.
«Bene» dissi io, «prima dal barbiere, ora andiamo in gelateria: tu mi offri una brioche con gelato ed io un bel cono. A proposito, aspetta: ti piace la panna?».
«Ne vado matta!»
Era la stagione delle fragole e mi ricordai che in cucina c’era una bomboletta di panna spray che spruzzavamo sulla macedonia. Scesi in cucina, la presi, tornai in camera e ci risistemammo in posizione “69”. Prima di cominciare, spruzzai la panna sul sesso di Laura, quindi le passai la bomboletta e lei fece lo stesso sul mio pene; dopodiché cominciammo a gustare i nostri “gelati”. Adesso la vulva di Laura era liscia, la mia lingua la leccava avidamente. Anche lei con molta passione andava su e giù lungo il mio pene, leccandolo dall’alto in basso, prendendolo in bocca, succhiandolo. Raggiungemmo l’orgasmo fino ad allora a stento trattenuto: questa volta, al contrario della volta precedente, Laura leccò il mio sperma, poi mi disse: «Questo è il gelato più buono che abbia mai gustato!».
Avevamo altre due orette di libertà, quindi pensammo di prendercela comoda. Ci sdraiammo uno accanto all’altra, ci abbracciammo, e stemmo così, per riprenderci, per circa mezz’oretta. Trascorso questo tempo, le appoggiai la mano sulla vulva: Laura era di nuovo bagnatissima e anche la sua mano aveva già raggiunto il mio pene, masturbandolo con molta delicatezza. Ad un tratto mi fissò con uno sguardo contemporaneamente serio e sensuale, dicendomi: «Sono ancora vergine, ma stasera con te mi sento pronta...».
«Ma cosa dici, ne sei proprio sicura?» le chiesi, baciandola.
«Certo, altrimenti non te l’avrei chiesto... aspettavo questo momento e ci ho riflettuto tanto... solo, ti prego... non farmi male...»
Mi vennero in mente le parole della canzone “Notte prima degli esami” e, cambiando il nome della protagonista, stavo per dirle: “Laura non tremare, non ti posso far male, se l’amore è amore...” ma, più semplicemente, le dissi: «Stai tranquilla, tesoro...».
Indossai un preservativo che fortunatamente avevo in un cassetto, quindi ricominciai a masturbarla con la mano, poi a leccarle la vagina per farle crescere l’eccitazione e farla lubrificare al punto giusto; quando mi accorsi che era pronta a ricevermi mi posi sopra di lei allargandole le cosce e facendogliele sollevare ed appoggiare al mio petto, avvicinai il pene alla vagina e lentamente, facendo prima entrare ed uscire il glande un po’ di volte per predisporle l’apertura, la penetrai fino in fondo. La sua vagina mi sembrò bollente. Lanciò solo un piccolo gridolino di dolore, poi ansimando di piacere disse: «Bravo, che bello... continua, lo voglio tutto».
Mi muovevo dentro di lei titillandole contemporaneamente il clitoride col dito, fin quando la sentii dire: «Sì, dai, sto venendo, ancora, ancora...» e, raggiunto l’apice del piacere, stringendomi le gambe attorno al collo: «Basta, ti prego, sono venuta». Uscii dal suo corpo fremente di piacere e la strinsi a me. Stemmo per un po’ in silenzio, poi mi disse: «Sei stato dolcissimo, grazie... da ora in poi quando faremo l’amore sarà più semplice!». «Sei bellissima» riuscii soltanto a dirle io, più che altro felice per quella prospettiva: “da ora in poi…”.
Dopo poco Laura si ricordò che io non avevo ancora raggiunto l’orgasmo e generosamente mi disse: «Vieni, adesso tocca a te!».
«No, non ti preoccupare, riposati, non mancherà l’occasione.»
«Ma...»
«Zitta, va bene così...» la rassicurai io «...piuttosto, vieni a sciacquarti».
La deflorazione, infatti, le aveva causato la perdita di una piccola quantità di sangue che, misto agli umori della sua vagina, le era colato lungo le cosce. La accompagnai in bagno e fui io stesso a farle il bidet.
«Ma così mi fai eccitare di nuovo...»
“A chi lo dici...” pensai. Poi le dissi: «Pazientiamo fino a domani, anzi... che ne dici di vederci non più a giorni alterni, ma tutti i giorni?».
«Vuoi darci dentro con la matematica, eh?» mi disse lei ridendo. «Eh sì» risposi ridendo anch’io, «altrimenti non arriveremo agli esami...».
Eravamo entrambi molto felici per quel nostro primo rapporto. Ci rivestimmo, stemmo abbracciati per un po’, poi accompagnai al portone Laura, che quella sera abbandonò il saluto formale del doppio bacio sulla guancia per un passionale bacio sulla bocca, sussurrandomi: «A domani, amore...».

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31/10/2008 16:35

Il cuoco

Ecco una ricetta per questo fine settiman x voi frocetti. TORTA DI CANE Chiamate l'amici e fate dare la corsa a un cane, uno qualunque, va bene lo stesso. Prendetelo nello stretto e storditelo a cavuci 'nculo. Portatevelo a casa e riempite la pentola per lavare i panni. Quando l'acqua esce a bollire scetate il cane e fategli vedere dove lo state per menare. Con l'aiuto degli amici più romantici sceppate la pelle da dosso al cane indi immergetelo nell'acqua rovente. Se non muore, non ve ne incaricate: e' robba 'e minuti. Fatelo bollire ancora un poco e quando gli occhi sono diventati tutti di un solo colore menate la pentola per terra cosi' senza motivo, acqua e tutto. Una volta raffreddato, tagliate la testa del cane e senza manco penzare menatela in mezzo alle scale: prima o poi qualcuno sempre passa. Mettete il resto del cane in frigo colle palle in evidenza ed una candelina impizzata nel culo. Quando vostra madre lo vedra' e chiedera' spiegazioni ditegli che e' una torta che vi ha mandato la signora affianco. Poi se la vedono loro.

17/03/2009 15:10

aritmico

UN AMICA Storia capitata circa un mese fa. Uscendo dall'ufficio postale vicino a casa incontro Raffaella, detta Raffi, una vecchia amica dei tempi andati, quando si era in una compagnia tipicamente anni 80' composta da non meno di 40 fra ragazzi e ragazze. Raffi abitava stabilmente i sogni di tutti noi: simpaticissima, molto solare e con le tette più grandi che si possano immaginare. Non perfetta di viso ma tonica nel fisico, e lo è tuttora nonostante le tre gravidanze. Raffi ora va per i 41 io ne ho tre di più. Grandi baci ed abbracci, come stai, quanti figli, il lavoro etc...Mi dice che fa la casalinga ed io non riesco a non immaginarmela con addosso solo un grembiulino. Decidiamo di berci un caffè al bar, ma il bar è chiuso per influenza del titolare. "Vieni su da me, se non ti fa schifo il caffè della moka" Saliamo. Già durante il caffè io mi ritrovo a cazzo duro e stando seduti non è una bella sensazione, specie se hai i jeans un pò stretti. Raffi una volta tolto il giaccone rivela un maglioncino a V molto scollato e dei jeans attillati che mettono in risalto il culone non da poco che si ritrova (tre figli si sentono...)Premetto che quando mi si prospetta anche solo l'idea di fare sesso fuori dal mio normale rapporto di coppia, mi eccito oltremisura e questo non so perchè mi provoca dei veri e propri attacchi di mal di pancia: insomma, scusandomi cento volte le dico che devo usare il bagno urgentemente. Vado in bagno, chiudo a chiave, ma proprio mentre mi sto scaricando sento armeggiare nella serratura. La chiave dalla mia parte cade e senza che io riesca a fare nulla la porta si apre e Raffi mi becca così, seduto sul cesso senza che abbia finito del tutto quello che stavo facendo. Sorride mentre io non so proprio che dire. Viene verso di me, si abbassa e senza parlare inizia un pompino sconvolgente, incurante dell'odore non proprio di fiori di campo che impregna il bagno. Io, data la mi eccitazione precedente, ho la punta del cazzo bagnata di umori che lei lecca ed ingoia con avidità. Poi si ferma e mi dice. "Mi piace sentire gli odori degli uomini, non sai quante volte ho scopato con mio marito qui dentro" "Devo pulirmi, Raffi" "No, lo faccio io" Prende la carta igienica, si china arrivando al mio culo e mettendomi praticamente le tette in faccia. E' ancora vestita ma il suo profumo mi sconvolge. Mi pulisce il culo e poi mi fa accomodare sul bidet. Li mi lava non disdegnando di mettermi un ditino dentro, cosa che mi fa fremere. Poi si spoglia. Io me la vedo davanti: due tette enormi e la fica pelosissima che sembra scintillare dall'umore che gronda. Se l'allarga ed io faccio per partire per leccarla alla grande. Lei mi ferma "che ne pensi del pissing?" Le dico che a livello di fantasia ci ho anche pensato ma non so se sarei pronto ad una cosa del genere. Non mi da retta mi fa spogliare e mi fa mettere nudo nella vasca. Sale, in precario equlibrio, mettendo i piedi sulle due sponde e comincia a pisciare un nettare giallino e caldo che mi inonda la pancia. La sento scendere giù per il culo e mentre lei piscia io mi masturbo. Quando finisce mi mette la fica sulla faccia ed io comincio a leccarla. Sento il salato dei residui di urina, ne sento l'odore e la cosa mi eccita ancora di più. Raffi viene in meno di un minuto. Si alza, mi fa risedere sul water e finisce quello che aveva iniziato prima. Mi pompa e quando vengo non pensa minimamente a staccare la bocca. Ingoia tutto senza battere ciglio. Non abbiamo scopato, sembra incredibile ma è così. Ci saimo fatti una doccia insieme e ci siamo salutati. Non ho il suo numero ma girerò di più vicino alla posta. Spero di rivederla prestissimo...

07/12/2008 11:23

MIKE DOUGLAS

Don King = il Don si da ai preti ed ai ricchioni come te; King in inglese significa RE, cioè il re dei ricchioni... cosa ti posso dire di piu sulla tua vita che sei uno che si fa subito scopare in culo e per esaurire tutto il suo sfogo di ricchionaggine si fa sborrare in bocca tutti i santi minuti del giorno....per caso la sborra ti fa aumentare di peso? io penso che ti aumtare di ricchionaggine...devi morire brutto comunista frocione di merda, voi settendrionali ci dovete baciare le palle e ci dovete fare i pompini sempre e vi dovete far sborrare in bocca

04/11/2008 19:17

SAVASTANO

X quei ricchioni di, DON KING, MACHO, MANGIACUOCO E PIXXEL secondo me non vi piace la ricetta del cuoco per per voi siete esperti dell'arte CULIINARIA (culi in aria) infatti nel vostro culo che mettete all'aria aperta vi cibate di grossi pezzi di carne e dissetate i vostri culi di sborra, infine per sentirvi forti vi ficcate anche le anfetamine in culo cosi avete dei culi piu sani, forti e resistenti alle intmperie di sborrate e forti capocchiate che vi sbattono nei vostri culi lerci e slabbrati, in poche parole siete solo una massa di froci ingordi di cazzi grossi e bevitori di sborra

04/11/2008 15:53

booker

storiella fantasiosa

04/11/2008 15:52

L'antico mugnaio

Il prete novizio Il nuovo prete della parrocchia era molto nervoso per la sua prima messa e quasi non riusciva a parlare. Domandò quindi all'Arcivescovo come poteva fare per rilassarsi e questi gli suggerì di mettere un pochino di vodka nell'acqua della messa. Cosi fece. Si sentì cosi bene che avrebbe potuto fare la predica in mezzo ad una tempesta. Però quando tornò in canonica, trovò la seguente lettera dell'Arcivescovo: Caro Don Angelo, qualche appunto spicciolo : La prossima volta, metta un po' di vodka nell'acqua e non viceversa, e non sta bene mettere limone e zucchero sul bordo del calice. La manica della tonaca non deve essere usata come tovagliolo. Ci sono 10 comandamenti e non 12. Ci sono 12 discepoli e non 10. I vizi capitali non sono i peccati degli abitanti di Roma Non ci si riferisce alla croce come "quella grande T di legno". Non ci si riferisce a Gesu Cristo e i suoi discepoli come "JC e la sua rock band". Non ci si riferisce a Giuda come "quel figlio di p uttana ", e sua madre e suo padre non erano rispettivamente una zoccola e un ricchione.. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono "Il Vecchio, Junior e il fantasmino". La toilette dove ha orinato a metà messa in realtà era il confessionale... e non è bello bestemmiare perche' non hanno messo lo sciacquone. L'iniziativa di chiamare il pubblico a battere le mani è stata lodevole, però ballare la macarena e fare il trenino mi pare esagerato. L'acqua santa serve per benedire e non per rinfrescarsi la nuca sudata. Le Ostie vanno distribuite ai fedeli che si comunicano, non devono essere considerate alla stregua delle patatine come antipastini e accompagnate dal vino santo. Quello sulla croce , anche se con la barba assomiglia a Che Guevara, non era lui ma Nostro Signore Gesu' Cristo. Berlusconi è proprietario di Mediaset e Presidente del Consiglio, ma non ancora "il boss" della Chiesa Cattolica. Cerchi di indossare le mutande, e quando ha caldo eviti di rinfrescarsi tirando su la tonaca. I peccatori quando muoiono vanno all'inferno, non "a farsi fottere". La messa deve durare 1 ora circa e non due tempi da 45 minuti, e quello che girava vestito di nero e' il sagrestano, non "quel cornuto dell'arbitro" Quello che le stava seduto a fianco ero io, il suo Arcivescovo, non "...una checca in gonna rossa" La formula finale corretta e' "La Messa e'finita, andate in pace" e non "Che mal di testa, andate tutti fuori dai coglioni". Per il resto, mi pare andasse tutto bene. Cordiali saluti. L'Arcivescovo.

03/11/2008 12:25

mangiacuoco

cuoco fanculo

02/11/2008 12:47

mahco

a cuoco...ma vai a cagare.

01/11/2008 13:27

per il cuoco

sono dei capolavori di arte culinaria

01/11/2008 13:26

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina.

01/11/2008 13:26

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina. .;

01/11/2008 13:26

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina. .;@

01/11/2008 13:25

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina.

01/11/2008 13:24

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina. .

01/11/2008 13:23

il cuoco

ricetta del giorno x i rotto in culo PASTA FATTA MALE Buttate un chilo di pasta smezzata in una pentola a fuoco forte. Dopo un cinque minuti fatevi venire in mente che ci voleva pure l'acqua e aggiungetecela. Metteteci il sale due o tre volte o non mettetecelo proprio, poi mettetevi a guardare la televisione finche' non vi scordate che stavate facendo. Dopo un paio di ore alzatevi di scatto e dite: "La pasta! Mannaggia Gesu'Cristo !!!" e correte in cucina. Scolatela come sta nel lavandino facendo schizzare l'acqua bollente e scottandovi. A questo punto per la nervatura cominciate a dare calci a schiovere alle sedie buone e a gridare: "In questa casa mi state cacando il cazzo in culo!". Dite questo sei o sette volte finche' chi abita affianco o al piano di sotto o di sopra non capira' distintamente "cazzo" e "culo". La cosa bella e' che ognuno di loro si immaginera' una cosa e se siete fortunati puo' essere pure che vi fidanzate stesso dentro al palazzo anche maschio e maschio o femmina e femmina.

01/11/2008 08:50

Don King

Storia carina un pò fiabesca e romanzata ma facile da leggere. Per bambini alle prime esperienze. X il cuoco: a parte il fatto che se scrivi in italiano è più facile leggere, ma devi proprio scriverle certe cazzate? questo è umorismo?

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